CARL DE KEYZER
Nazionalità: Belga
Nato: 27 Dicembre 1958
Genere: Reportage
Periodo: Contemporaneo
Sito Web: http://www.carldekeyzer.com/
Nato a Kotrijk, in Belgio, nel 1958, inizia a ventiquattro anni a
lavorare come fotografo freelance nella città belga di Gent, mantenendosi anche
facendo l’insegnante di fotografia all’Accademia
delle Belle Arti. Lasciata l’accademia, nel 1989, si interessa
al lavoro di altri fotografi e decide di fondare una galleria, la XYZ-Photography
Gallery. Attualmente risiede a Gent, in Belgio, ma è molto spesso
all’estero.
Lavoro
Fin
dagli esordi non si è voluto precludere nessuna strada nel mondo della
fotografia: dagli scatti commerciali ( Coca Cola, Smart, Diesel, Peugeot), al documentario votato
all’internazionalità, sicuramente il suo ambito prediletto. India, Cina, Stati
Uniti, Cambogia, Gerusalemme, l’ex Unione Sovietica e Costa d’Avorio sono solo
alcuni dei luoghi immortalati nei suoi scatti nel corso degli anni, sia in
momenti di conflitto che in fasi di importante cambiamento. Time
Asia , New York Times Magazine ,Libération , Le Figaro , Daily Telegraph , Los Angeles Times e Marie
Claire Italia hanno ospitato i suoi lavori sulle proprie
pagine. Carl de Keyzer esibisce regolarmente i propri lavori in gallerie di
tutta Europa, ma le sue fotografie sono conservate anche in mostre permanenti,
tra gli altri, all’ International Center for Photography di New York e al Getty
Museum di Los
Angeles. Fin dagli esordi pubblica regolarmente dei libri-raccolta dei suoi
progetti più importanti: come nel 1989 a tema Unione Sovietica (USSR-1989-CCCP e Homo
Sovieticus), un viaggio nei campi di prigionia siberiani ( Zona,
2003) e il recente Trinità (2008)
che raccoglie scatti degli ultimi vent’anni sul tema della politica e del
potere. Infine, ha partecipato a progetti cinematografici come il film Altiplano di Peter Brosens e Jessica Woodworth
(2009), di cui è stato still photographer. Dal 1994 è full member della
prestigiosa agenzia Magnum Photos.
Stile
Storia, politica,
guerra, religione, potere: De Keyzer approccia temi molto generali lavorando su
progetti di larga scala e di lunga durata. Il suo stile non può essere
ricercato in una foto isolata perché narrare storie è il suo obiettivo
principale (spesso facendo interagire l’immagine con pezzi dei propri diari di
viaggio). Le sue immagini sono come grandi tableaux più che dettagli singoli
(lui stesso si definisce un moderno Eugene Delacroix), nei quali l’elemento
umano è centrale. Raccontare l’Europa e gli Stati Uniti negli anni del
cambiamento, e, allo stesso tempo, ricercare l’Altro nei luoghi più lontani,
sconosciuti e segreti sono i due perni di una carriera mirata fondamentalmente
a raccontare, molto semplicemente, l’uomo, le sue sovrastrutture spirituali e
politiche e le sue identità sociali e culturali in tutte le circostanze.
Riuscendo a trasformare l’ordinario in epico attraverso una meticolosa
autopsia.
«Voglio mettere in
discussione le immagini che sono nella nostra memoria. C’è sempre un doppio
livello nel mio lavoro; quello che si vede è vero e, allo stesso tempo, non lo
è».
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